27 GIUGNO 2019
ITALIA

Congressi medici in Italia: aumenta l’interesse per le strategie alternative alle emotrasfusioni

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Professionisti nel campo medico visitano lo stand dei Testimoni di Geova al congresso SIAARTI tenutosi a Palermo

Molti medici hanno detto di apprezzare la rete che la nostra confessione religiosa ha creato a livello mondiale per fornire informazioni in merito alle strategie mediche e chirurgiche alternative alle emotrasfusioni. Il Servizio di Informazione Sanitaria (Italia), con sede presso la filiale dei Testimoni di Geova di Roma, fa parte di questa rete. Verso la fine dello scorso anno rappresentanti del Servizio di Informazione Sanitaria (Italia) e membri del Comitato di assistenza sanitaria di Palermo hanno allestito uno stand al congresso nazionale della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), tenutosi a Palermo dal 10 al 13 ottobre 2018. Nei giorni immediatamente successivi i Testimoni hanno allestito un altro stand al congresso congiunto delle società scientifiche italiane di chirurgia, che ha avuto luogo presso il centro congressi “La Nuvola” di Roma.

Congressi di questo genere danno la possibilità di fornire informazioni aggiornate riguardo alla medicina senza sangue a molti professionisti del settore interessati all’argomento. Al congresso di Palermo erano presenti 2.800 anestesisti. A quello di Roma, considerato il più grande congresso di chirurgia mai tenutosi in Italia, hanno partecipato 3.500 chirurghi. Tra i presenti c’erano anche rappresentanti di diverse autorevoli istituzioni in campo medico, tra cui membri di tutte le società italiane di chirurgia e della sezione italiana dell’American College of Surgeons. Numerose istituzioni nazionali, come il Ministero della Salute, hanno patrocinato l’evento.

Il dottor Vincenzo Scuderi, anestesista presso il Policlinico di Catania, ha visitato lo stand dei Testimoni al congresso di Palermo. Il 18 gennaio 2019 ha eseguito un trattamento d’urgenza su una paziente Testimone con dissecazione aortica. L’intervento, altamente complesso, è stato portato a termine senza l’impiego di sangue. Il dottor Scuderi ha dichiarato: “Il vostro stand al congresso SIAARTI 2018 è stato molto utile. La documentazione ricevuta mi è stata davvero di grande aiuto”.

Attualmente in Italia sono più di 5.000 i medici che hanno accettato di curare pazienti testimoni di Geova con tecniche mediche e chirurgiche sicure ed efficaci che non prevedono l’uso di emotrasfusioni. In media ogni anno nel nostro paese vengono curati con queste tecniche 16.000 pazienti Testimoni.

Dopo i congressi anestesisti e chirurghi hanno parlato delle esperienze che hanno avuto con i Testimoni di Geova.

“Il paziente testimone di Geova da anni fa parte del mio vissuto professionale. Negli ultimi anni il Gruppo di Lavoro per il documento sul rifiuto alla emotrasfusione del Gruppo di Studio SIAARTI per la Bioetica ha lavorato per fornire agli anestesisti linee guida che permettano loro di assumere una posizione quanto più possibile univoca di fronte a condizioni chirurgiche e anestesiologiche complesse per patologia trattata e per comorbidità del paziente. Nel documento si esplicita che ‘il diritto all’autodeterminazione in relazione ai trattamenti sanitari è un diritto fondamentale della persona garantito dalla Costituzione (articoli 2, 13 e 32), dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Convenzione di Oviedo e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea’”. Antonio Corcione, responsabile del Centro Regionale Trapianti della Campania, direttore dell’unità di anestesia e rianimazione dell’ospedale Monaldi di Napoli, ex presidente della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI)

“L’esperienza maturata con i Testimoni di Geova ha professionalmente motivato me e tutti i miei collaboratori ad affinare le tecniche di risparmio del sangue e di gestione post-operatoria per limitare la necessità del supporto trasfusionale. Questo percorso ha certamente recato beneficio ad alcune persone che avevano espresso il loro rifiuto alle trasfusioni, ma ha consentito anche di evitare le trasfusioni in molti altri pazienti che pure avevano consentito”. Ugo Boggi, professore ordinario di chirurgia generale presso l’Università di Pisa, professore associato aggiunto in chirurgia generale presso l’Università di Pittsburgh (USA), presidente eletto della Società Italiana dei Trapianti d’Organo (SITO)

“Il trapianto di fegato è il trapianto più complesso in assoluto. È due, tre o quattro volte più complesso rispetto agli altri trapianti e comporta un alto rischio di sanguinamento. Nonostante questo, proprio perché abbiamo evidenze scientifiche di migliaia di casi e, a livello mondiale, di decine di migliaia di casi di trapianti di fegato, conosciamo i ‘trucchi del mestiere’, ovvero le tecniche ben comprovate che contribuiscono a evitare il sanguinamento. Sappiamo come evitare le trasfusioni. La stragrande maggioranza dei nostri interventi di chirurgia del fegato e perfino di trapianto viene fatta assolutamente senza l’uso di sangue. Nella chirurgia del fegato ormai le trasfusioni sono un’eccezione, perché c’è stato quel cambiamento concettuale tra la chirurgia un po’ grossolana di qualche anno fa e una specie di microchirurgia che controlla vaso per vaso. Devo ringraziare i Testimoni di Geova perché ci hanno permesso di aprirci a qualcosa a cui non prestavamo tanta attenzione 10 o 15 anni fa: il tema del risparmio del sangue”. Umberto Cillo, professore ordinario di chirurgia generale presso l’Università di Padova, direttore dell’unità di chirurgia epatobiliare e del centro trapianti di fegato dell’Azienda ospedaliera di Padova, presidente della Società Italiana dei Trapianti d’Organo (SITO)

“Apprezzo molto i pazienti Testimoni perché la fede incrollabile nel loro credo è ammirevole. E questo è uno dei motivi per cui negli anni ho sempre cercato di calibrare la mia attività per accontentarli. Li considero persone degne della massima attenzione. I testimoni di Geova non sono persone che vogliono morire o fare i martiri; sono persone che cercano cure mediche di qualità”. Francesco Corcione, professore ordinario di chirurgia generale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, presidente emerito della Società Italiana di Chirurgia (SIC), membro onorario dell’Académie Nationale de Chirurgie, con sede a Parigi

“Il rapporto con i Testimoni di Geova mi ha ulteriormente convinto della necessità del rispetto estremo che la mia professione deve alle convinzioni culturali e religiose dei pazienti. Mi sento molto supportato dal recente riconoscimento legislativo in Italia della legge 22 dicembre 2017, n. 219, ‘Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento’, dove si ‘stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata’. Se il chirurgo comunica con il paziente in modo competente, libero e responsabile, non potranno che scaturirne vantaggi per entrambi in termini di condivisione di responsabilità, aumento del grado di libertà e, in definitiva, un percorso di cura più adeguato ed efficace”. Luca Ansaloni, direttore dell’unità di chirurgia generale e d’urgenza dell’ospedale Bufalini di Cesena, presidente della Società Italiana di Fisiopatologia Chirurgica (SIFIPAC)

“I Testimoni di Geova hanno contribuito notevolmente al perfezionamento delle strategie mediche alternative alle emotrasfusioni. Le nuove tecnologie chirurgiche contribuiscono a rispettare la volontà di quei pazienti che per motivi di culto rifiutano le trasfusioni di sangue, con un rapporto costo/benefìci della medicina senza sangue certamente vantaggioso”. Diego Piazza, presidente dell’Ordine dei Medici di Catania, direttore dell’unità di chirurgia oncologica dell’ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, ex presidente dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (ACOI)

“La natura solo apparentemente ‘innocua’ della trasfusione di sangue, la sua percepita facile disponibilità, il suo relativo basso costo, la facilità con cui può essere prescritta e la capacità di osservarne immediatamente l’efficacia (in termini di aumento del livello di emoglobina) sono tutti elementi che hanno contribuito a un suo utilizzo molto diffuso. Tuttavia, le prove relative ai possibili effetti dannosi collegati alle trasfusioni sia di globuli rossi concentrati che degli altri emocomponenti sono andate aumentando di anno in anno. Infatti diversi studi hanno dimostrato che i pazienti trasfusi vanno incontro più frequentemente rispetto a quelli non trasfusi a complicanze ed esiti peggiori con aumento del rischio di mortalità, morbilità (ictus, danno renale, eventi tromboembolici, infezioni, insufficienza respiratoria) e prolungamento della degenza. Penso che il trattamento dei pazienti testimoni di Geova negli ultimi 50 anni abbia portato i clinici a una maggiore consapevolezza per quanto riguarda la conservazione del sangue e i progressi della chirurgia senza sangue”. Giandomenico Biancofiore, direttore dell’unità di anestesia e rianimazione dei trapianti dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, professore associato di anestesiologia e rianimazione presso l’Università di Pisa

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